Qualcosa su Luca evangelista (estratto da uno studio sul testo narrativo che stiamo facendo in una Parrocchia di questo mondo)

Per codesto breve studio faremo principalmente riferimento alla conferenza “Seminario per studiosi di S. Scrittura ‘L’Opera Lucana’” del Pontificio Istituto Biblico 21-25 gennaio 2019 ed in particolare  all’intervento del Prof. Santiago Guijarro Oporto «Approcci contestuali al Vangelo di Luca[1]» (di cui segue il link al video su youtube) della scuola di Salamanca (Castiglia – Spagna). Riporteremo qui esattamente le parole, evitando le citazioni grazie a codesta premessa.

Dovete sapere che la scuola esegetica spagnola (in particolare Madrid[2]) è un fiore all’occhiello dell’esegesi europea cristiano-cattolica, mentre ancora oggi – tranne particolari eccezioni cattoliche[3] la fanno da padrone i teologi protestanti (tra i quali menzioniamo Gerd Theissen[4] in quanto citato dal Prof. Santiago Guijarro Oporto nel suo intervento). Ecco il link alla conferenza:

https://www.youtube.com/watch?v=BX238_lfqAk



[1] Sarebbe più opportuno “secondo Luca”. Il Vangelo infatti è del Signore.

[2] La scuola esegetica di Madrid si propone di risolvere le ambiguità e le contraddizioni che si presentano nel testo greco dei Vangeli spiegandole come errori introdotti con la traduzione dall'aramaico. Alcuni esponenti di questa scuola sono Mariano Herranz Marco, César Franco, José Miguel García e Julián Carrón.

[3] A mio parere di studente: Rudolf Schnackenburg, Maria Luisa Rigato, Juan Mateos, Juan Barretos, Romano Penna, Giuseppe Ricciotti.

[4] Gerd Theissen ha studiato teologia e germanistica e ha conseguito il dottorato in Teologia, specializzazione Nuovo Testamento, nel 1968; nel 1972 conseguì l'abilitazione sempre nella stessa disciplina. Ha insegnato a Bonn in qualità di docente privato e in seguito a Copenaghen. Dal 1980 al 2008 è stato professore di Nuovo Testamento nella Facoltà di Teologia evangelica dell'Università di Heidelberg.  È specializzato in studi sociologici sul cristianesimo delle origini.


Perché ci ritorna utile l'intervento? Perché noi vogliamo provare a comprendere il contesto lucano del terzo Vangelo con i pochi elementi che abbiamo, complementando le informazioni con quanto il Prof. Santiago G. Oporto ci illustra nel suo intervento. Poiché la sua conferenza (vedi sopra il link a Youtube) ve la potete sentire con calma, mi limiterò ad una sintesi, con una premessa: noi stiamo facendo uno studio, che essenzialmente riguarda l’analisi del testo narrativo. Non percorreremo alcuna strada esegetica (ovvero interpretativa, in senso teologico) a meno che specifiche parti lo richiedano (un es. per tutti: l’intero quarto Vangelo, o Vangelo secondo Giovanni). Tutte le spiegazioni ce le fornisce infatti il Magistero della Chiesa e le troviamo ben spiegate nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Come dovremmo sapere, la ragione (il nostro studio di un testo narrativo) è ancella della fede (custodita dal Magistero della Chiesa): essa, infatti, la accompagna sino al punto in cui ci illumina la Rivelazione, punto oltre il quale è la fede ad aprire nuove vie alla ragione.

Il nostro obiettivo è quello di provare a rispondere alle seguenti domande:

1)    Chi è Luca?

2)    Come scrive?

3)    Quando scrive?

4)    A quale comunità si rivolge?

5)    Chi è Teofilo?

6)    Dove si trova Luca quando scrive?

 

Dobbiamo osservare innanzitutto che Origene (II e II sec. d.C.) e San Girolamo (IV e V sec. d.C.) riconoscono come rispettoso dovere leggere il Vangelo nel suo contesto originario[1]. Geografia, archeologia, storia,



[1] Il rif. è specifico al Vangelo visto il soggetto della conferenza, ma vale in genere per tutta la Sacra Scrittura (Parola di Dio).


linguaggio usato, istituzioni etc. sono ambiti di studio che meglio consentono l’individuazione del contesto: il sitz im Leben è l’elemento chiave per comprendere le unità della Tradizione Orale (critica delle forme[1]). La critica delle tradizioni, a complemento, situa i testi nelle correnti di tradizione, di cui essa cerca di precisare l'evoluzione nel corso della storia. Dunque, punta l’occhio sulle diverse comunità destinatarie dei diversi Vangeli, ma sempre utilizzando come chiave di lettura il contesto originario in cui si sono sviluppati.

Negli ultimi 40 anni, l’esegesi si è molto rafforzata su tali punti ricorrendo anche, ad es., alle scienze sociali per una migliore conoscenza del contesto e rispettosa interpretazione dei testi. Il linguaggio, poi, è un prodotto sociale: per conoscere il linguaggio usato, occorre conoscere la visione del mondo che presuppone. Linguaggio e società sono strettamente connessi.

Come funziona la lettura?

Tradizionalmente la lettura è concepita come un processo nel quale il lettore recupera il significato oggettivamente contenuto nelle parole e nelle frasi del testo (di questo ne abbiamo parlato già più sopra, e ormai ci è chiaro: parole e frasi, che hanno per me un certo significato, assumevano magari un significato diametralmente opposto o quanto meno diverso 2000 anni fa – se poi pensiamo alle traduzioni, viziate da questo limite…). Dunque, se vogliamo seguire il consiglio di Origene e San Girolamo, cioè, leggerli rispettosamente, dobbiamo fare lo sforzo di ricostruire per quanto possibile il contesto sociale che presuppongono.

Tre sono gli approcci principali, contestuali, che il Prof. Santiago espone nel suo intervento:

1.    Approcci di tipo STORICO – sono gli approcci che cercano di riscostruire la situazione storica particolare in cui è nato il Vangelo (è ovviamente un approccio diacronico, cioè “attraverso il tempo”).



[1] La critica delle forme (in tedesco: Formgeschichte, "storia delle forme") è un metodo dell'esegesi basato sull'analisi del contesto originale in cui un determinato testo è stato formulato ed è stato usato (Sitz im Leben). Sarebbe questa la chiave per comprenderne il significato autentico. "Forma" qui è traduzione del tedesco Gattung, termine che sarebbe meglio tradotto con "genere letterario" (genre).


1.    Approcci di tipo SOCIALE - sono quelli che ricorrono alla storia sociale per descrivere il contesto più ampio in cui è nato il Vangelo[1] (sono approcci sia diacronici che sincronici).

2.    Approcci di tipo CULTURALE – sono quelli che utilizzano in modo più esplicito modelli presi dalle scienze sociali per comprendere le chiavi della cultura in cui il Vangelo è nato (approccio totalmente sincronico).

APPROCCIO STORICO

Chi è l’autore? Qual è il luogo e data di composizione? Chi sono i suoi destinatari?

Così come gli altri sinottici (ma anche Giovanni) situare nel tempo il Vangelo secondo Luca è molto difficile. Il problema infatti è il seguente:

a. Non ci sono dati storici esterni (al Vangelo stesso) che ci consentano di collocarlo nel tempo.

b.    Utilizzare i dati interni al Vangelo stesso, non danno un risultato certo.

La chiave, quindi, è mettere a confronto alcuni dati interni al Vangelo con alcuni dati ad esso esterni per stabilire legami che consentano di agganciare il racconto lucano con una situazione storica concreta.

Ger Theissen (di cui abbiamo già detto in una nota a piè di pagina) è giunto a due conclusioni:

1.    Localizzazione (cioè, il luogo di composizione): il riferimento al vento del sud che porta afa, NON corrisponde alla situazione della Palestina dove invece il vento caldo soffia da est. Questo, unito ai riferimenti al lago di Gennesaret utilizzando un termine greco[2] piuttosto che il termine utilizzato per indicare lo stesso lago da Marco e dalla LXX[3], rivela una prospettiva OCCIDENTALE rispetto alla Palestina.



[1] Ricordiamo che stiamo parlando del Vangelo secondo Luca, ma il ragionamento vale altrettanto per Marco e Matteo (che sono sempre di genere letterario VANGELO, Discorso diverso per il Vangelo secondo Giovanni che deve essere analizzato con approcci diversi ed è, potremmo dire, totalmente teologico).

[2] Ricordiamo che tutti i Vangeli ritrovati sono scritti in greco.

[3] La Versione dei Settanta (dal nome latino Septuaginta; indicata pure con LXX ovvero "70" secondo la numerazione latina o greca) è la versione dell'Antico Testamento in lingua greca. Essa è la traduzione di un testo ebraico antico leggermente diverso dal testo masoretico tramandato dal giudaismo rabbinico (se vi ricordate, l’avevamo accennato tempo addietro).


1.    Relativamente alla data di stesura, poi, la distanza di codesto Vangelo dalla “Guerra Giudaica”[1] (Giuseppe Flavio, 75 – 79 d.C.), è massima[2] perché in esso di allude alla caduta di Gerusalemme menzionando la tecnica della circumvallatio[3] utilizzata da Tito nell’assedio alla città[4].

Si giunge pertanto alla conclusione che il Vangelo secondo Luca sia stato scritto ad Ovest della Palestina e negli anni successivi alla guerra. In un successivo lavoro, Gerd Theissen si spinge in ulteriori conclusioni, aderendo alla tesi[5] che sia stato scritto a ROMA, dove tra l’altro si conclude il libro Atti degli Apostoli, il secondo scritto dell’opera Lucana.

Mancano comunque altri studi che confermino tale precisa localizzazione.

Theissen avanza poi l’ipotesi che il Vangelo secondo Luca sia stato scritto DOPO il regno di Domiziano (81 d.C. – 96 d.C.). Questa considerazione deriverebbe dal Magnificat (Lc 1, 46b-55) (v. 52: ha rovesciato i potenti dai troni), che farebbe riferimento alla tragica fine di Domiziano[6].

L’altro aspetto che può essere utile alla localizzazione e datazione del terzo Vangelo, è l’identificazione dei destinatari. La dedica dell’opera ad un personaggio chiamato Teòfilo, è stato frequentemente il punto di partenza



[1] "La Guerra giudaica", scritto prima in aramaico poi in greco, narra uno degli eventi più drammatici della storia universale, ambientato in quegli stessi luoghi in cui pochi decenni prima aveva predicato Gesù. La prima parte del libro è dedicata ai delitti che funestarono la famiglia di Erode. Ma il cuore dell'opera è la lotta del piccolo popolo ebreo contro le legioni di Vespasiano e di Tito: esempi di coraggio disperato, di straordinaria astuzia guerriera e di folle fanatismo rivoluzionario si susseguono davanti ai nostri occhi, fino al momento in cui il Tempio, simbolo della tradizione ebraica, viene avvolto dalle fiamme di un incendio inestinguibile. Un'appendice al testo propone i frammenti di un'antica versione russa della Guerra giudaica, dove appare la figura di Gesù Cristo.

[2] Si allude alla caduta di Gerusalemme del 70 d.C.in cinque mesi: 14 aprile – 8 settembre.

[3] Una possente linea di fortificazione che impediva i rifornimenti alla città (tecnica già usata da Giulio cesare contro Vercingetorige, il quale aveva riunito un esercito di oltre 200.000 uomini, provenienti da diverse tribù galliche).

[4] Ritengo che il ragionamento di Thiesse fosse il seguente: se Luca apprende dai libri di Giuseppe Flavio i particolari descritti e la pubblicazione termina nel 79 d.C., ipotizzando che Luca legga subito i volumi e scriva il Vangelo diciamo nell’80 d.C. e termini in quello stesso anno, considerando un minimo di cinque anni per la “pubblicazione”, arriviamo stretti stretti all’85 d.C. Vedremo tra poco che altre congetture lo spingono a datare ancora più avanti il Vangelo secondo Luca.

[5] Quindi già altri avevano affermato ciò.

[6] Morì pugnalato a morte da un suo liberto nelle stanze imperiali sul Palatin, in seguito a una congiura di palazzo, finalizzata a nominare princeps il vecchio e stimato senatore Cocceio Nerva, e nella quale era forse implicata anche Domizia Longina, la moglie stessa dell'imperatore.


per identificare i destinatari. Tuttavia, è una base di partenza poco solida, in quanto:

a.    Teòfilo è un nome proprio? (il significato è: amico di Dio).

b.    Si riferisce ad una persona concreta?

c.     Si riferisce ad una collettività di persone?

Recentemente, la critica della redazione ha fatto parecchi tentativi per identificare la comunità destinataria di Luca. Sembra che la comunità destinataria viva nell’antica società mediterranea e questo sarebbe il contesto in cui deve essere letto il terzo Vangelo.

Nel quadro di questi studi si è cominciato a distinguere tra la comunità dell’autore e la comunità destinataria della sua opera che fu probabilmente scritta pensando ad un gruppo AMPIO di comunità (dunque non una sola, specifica).

L’intenzione retorica del Vangelo è molto legata a quelli che sono i destinatari dello stesso. La tesi tradizionale secondo la quale la duplice opera lucana sarebbe stata una difesa pro-ecclesia, cioè una difesa del cristianesimo diretta al mondo dell’Impero, è stata messa in discussione con successo da alcuni studiosi che analizzando i processi di Gesù e di Paolo hanno dato una svolta a questa tesi per affermare che in realtà la duplice opera lucana è stata una apologia pro-imperia, cioè una difesa dell’Impero diretta ai cristiani.

Negli ultimi anni, per quanto il Prof. Santiago ha potuto vedere, si è andata imponendo sempre di più l’opinione che effettivamente l’opera lucana sia rivolta ad un pubblico cristiano, ma non ne risulta chiara la finalità. Sullo studio e sul racconto dell’infanzia, ad es., Stefan Schreiber[1] suggerisce che l’evangelista Luca ricorra ad elementi dell’immaginario simbolico dell’epoca di Augusto (44 a.C. - 17 d.C.) per proporre un modello alternativo nel quale Gesù occupa il posto dell’Imperatore. John Carrol[2]ha suggerito, a partire



[1] Stefan Schreiber è nato nel 1967 ad Augusta, in Germania. È dottore in teologia. Dal 2003 al 2010 ha insegnato Storia contemporanea e religiosa del Nuovo Testamento all'Università di Münster. Dal 2010 è professore di Nuovo Testamento all'Università di Augusta. Appartiene alla Chiesa cattolica.

[2] John Carrol, classe 1944, si è formato a Cambridge e attualmente insegna Sociologia a La Trobe University di Melbourne (Australia). Le sue ricerche ruotano attorno allo studio della società occidentale. È autore di diversi volumi, tra cui ricordiamo The Western Dreaming (2001), Terror, a meditation on the meaning of September 11 (2002), Ego and Soul: The modern West in search of meaning (2008). Fazi Editore ha pubblicato nel 2009 il suo primo libro uscito in Italia, Il crollo della cultura occidentale. È autore anche del libro “L’enigma Gesù”, Campo dei Fiori (2013).


da uno studio della geografia lucana, che l’intenzione retorica dell’opera è quella di proporre un terzo spazio, cioè una nuova mappa del mondo sociale in cui si propongono valori alternativi.

In sostanza Luca si rivolgerebbe ai cristiani di un certo livello sociale, per dimostrare loro che è possibile vivere come cristiani senza smettere di essere romani. Se il Vangelo fosse stato scritto a Roma, questa osservazione sarebbe molto bene in linea con l’evoluzione dei gruppi cristiani nella capitale dell’Impero alla fine del I sec. d.C.

Abbiamo pertanto concluso l’approccio storico.

APPROCCIO SOCIALE

La distinzione tra contesto sociale e culturale per il Prof. Santiago è la seguente: essi usano modelli sociali[1] diversi. In particolare,

·       La finalità di un approccio sociale è porre il racconto lucano nel contesto dell’Impero Romano avvalendosi dei risultati della storia sociale e della storia delle idee, per natura discipline che sono più descrittive (approcci diacronici della storia combinati con l’orientamento sincronico dell’analisi sociale).

·       Negli approcci che cercano invece di ricostruire il contesto culturale (approcci culturali) predomina invece l’orientamento sincronico.

È stata materia di studio:

·       La visione lucana della malattia nel contesto degli antichi testi di medicina.

·       Il sistema di patrocinio e beneficenza nella Palestina romana.

·       Il posto occupato dalle vedove nella società antica.

Tutti gli autori di tali studi ricorrono alla descrizione sociale per contestualizzare i diversi aspetti del vangelo lucano.



[1] Un modello sociale è una rappresentazione astratta ed organizzata di un insieme di fenomeni (valori, istituzioni etc.) della vita di un gruppo.


Di tutti i passi lucani, il racconto dell’infanzia di Gesù (Luca 1 e 2) è quello che ha suscitato maggior interesse tra coloro i quali cercano di ricostruire il contesto del Vangelo ricorrendo alla storia sociale. Come ha osservato Rymond Edward Brown[1], nei suddetti due capitoli non solo si evocano episodi e modelli letterari dell’Antico testamento ma ci sono anche evidenti allusioni all’immaginario romano.

Schreiber parte dalla convinzione che il testo debba essere letto nel contesto del suo tempo (e questo è ciò che ci proponiamo anche noi, nel nostro piccolo) e per riuscirci si domanda: come legge il testo il lettore di quel tempo? Quali competenze mette in gioco?

Per rispondere alle suddette domande occorre addentrarsi nella mentalità presupposta dal racconto locale. Per Schreiber lo sfondo di tale testo non è altro che l’ideale dell’età dell’oro cantato dai poeti e rappresentato dagli artisti e simbolizzato nell’ara pacis[2] che compendiava un ideale di pace e giustizia radicato nel paradiso originario.

Questo è lo sfondo attraverso il quale leggono l’infanzia di Gesù alla fine del secolo primo d.C.  i cristiani a cui si rivolge il Vangelo lucano. Nella sua lettura, questo gruppo marginale presenta Gesù come una figura di contrasto, come l’unico signore legittimo del mondo, che promuove uno stile di vita basato sui costumi antichi (i costumi dei padri). Luca propone in questi due capitoli iniziali del Vangelo una teologia politica basata sulla sovranità di Dio, offrendo così ai lettori una chiave per leggere la vita di Gesù.

Il prof. Santiago evidenza l’importanza dello studio di Schreiber. Anche la lettura tradizionale del testo aveva già compreso che l’autore aveva situato la nascita di Gesù nel quadro della storia e dell’ideologia imperiale, come rivelano i sincronismi di titoli che vengono attribuiti a Gesù. Questi dettagli,



[1] Raymond Edward Brown (1928 –1998) è stato un presbitero cattolico statunitense, membro, nel 1972, della Pontificia Commissione Biblica, organismo consultivo del Papa in materia di Sacra Scrittura, e dal 1996 professore emerito presso il protestante Union Theological Seminary di New York, dove insegnò per 23 anni. È considerato come uno dei più importanti biblisti americani. Il cardinale Roger Mahony disse di lui che era "il più eminente e rinomato biblista cattolico mai apparso in questo paese", la cui morte è stata "una grande perdita per la Chiesa".

[2] L'Ara Pacis Augustae (Altare della pace di Augusto) è un antico altare fatto costruire a Roma nel 9 a.C. dal senato, dedicato alla Pace (in latino Pax, nell'accezione di divinità) inaugurato dall'imperatore Augusto.


come rivelano Schreiber e altri, sono in realtà la porta di ingresso ad un insieme più complesso di simboli sui quali poggiava la società romana.

In Luca 12, 13-34 è raccolto l’insegnamento di Gesù sull’uso dei beni. Si tratta di un tema ricorrente nel racconto lucano ed anche uno tra i più affrontati dai diversi approcci contestuali.

APPROCCIO CULTURALE

Se l’orizzonte degli approcci precedentemente trattati era relativo alla storia sociale, qui evidenzieremo approcci che hanno come riferimento discipline come la sociologia, la psicologia sociale e l’antropologia culturale.

Chi si è formato in una pratica dell’esegesi incentrata sul testo e sul contesto storico (in qualche modo ciò che noi, nel nostro piccolo, vorremmo provare ad affrontare) ci sorprendiamo sentendo che le scienze il cui approccio è culturale possono aiutarci a comprendere meglio i testi biblici.

I modelli sono i punti di partenza per ricostruire gli scenari di lettura presupposti dai testi; l’elaborazione di uno scenario di lettura inizia di fatto con la scelta di un modello appropriato. Questo modello ci offrirà una rappresentazione di base che poi andremo migliorando e perfezionando. Il modello ha valenza se ha una capacità esplicativa, cioè ci aiuta a comprendere le situazioni di cui il testo parla.

Una volta identificato il modello appropriato, il secondo passo consiste nel confrontarlo con i testi che vogliamo studiare e con altri testi contemporanei. Tale confronto ha un duplice obiettivo: in primo luogo serve a mettere alla prova la pertinenza e l’utilità del modello scelto e in secondo luogo permette di migliorarlo e via via adeguarlo. È importante confrontare il modello con elementi esterni al testo poiché ciò aiuta a ridurre il rischio della circolarità, ovvero il rischio di costruire uno scenario a partire da un testo per spiegare poi con tale scenario il testo stesso. I raffinamenti e adeguamenti vanno fatti sino a quando il modello risultante si adatti al testo che vogliamo leggere. Questo scenario come abbiamo detto precedentemente consentirà di leggere il testo in un contesto sociale vicino a quello nel quale questo testo è nato e consentirà pertanto di recuperare i significati e le connotazioni che esso aveva in origine. Dunque, i modelli sono come mappe che ci aiutano ad orientarci.  

Kenneth E. Bailey[1] è un biblista che ha vissuto la maggior parte della sua vita in Oriente (Libano, Egitto) il quale ha avuto la geniale idea di chiedere ai contadini di quelle terre orientali di leggere le parabole narrate da Luca ed esporre quale fosse la loro comprensione. Il risultato è una lettura fresca ed originale di queste. Bailey non ha fatto riscorso formalmente alle scienze sociali, ma ha intuito che la lettura delle parabole lucane in un contesto culturale vicino a quello presupposto da quei brevi racconti, avrebbe aiutato anche noi a comprenderle meglio.

Un altro studio del 1987 evidenzia – utilizzando la sociologia della conoscenza, come l’intenzione di Luca fosse quella di legittimare il cristianesimo agli occhi dei cristiani della seconda e terza generazione.

Un altro ancora, un lavoro sul conflitto sociale e le relazioni economiche nel Vangelo secondo Luca ponendo entrambi gli aspetti nel quadro della comprensione dell’economia nelle società preindustriali.

L’uso di un modello sociale per comprendere la situazione dei primi gruppi cristiani si trova nei recenti studi di Amanda Miller, professoressa della Belmont University per gli studi biblici ed esperta del greco koinè[2]. In particolare, in tale studio si è occupata dell’inversione dei valori nel Vangelo secondo Luca in cui vengono analizzati tre testi chiave: il Magnificat, il discorso di Gesù a Nazareth[3] (segniamoci il detto: medico cura prima te stesso, così poi ne parleremo) e il racconto di Lazzaro[4] situandoli in uno scenario elaborato a partire dallo studio sulle società industriali.



[1] Kenneth E. Bailey Nasce nel 1930, è un autore e docente di studi neotestamentari mediorientale. Egli serve anche come canonico teologo della Chiesa episcopale, della diocesi di Pittsburgh. Ha conseguito la laurea in letteratura e lingua araba e in teologia sistematica. Ha trascorso quarant'anni e insegna il nuovo testamento in Egitto, Libano, Gerusalemme e Cipro, ancora in mano il titolo di professore di ricerca (emerito) di studi sul Medio Oriente nuovo testamento presso l'Istituto ecumenico (Tantur), Jerusalem. Bailey ha scritto molti libri in inglese e in arabo, tra cui la croce e il prodigo, poeta & contadina etc.

[2] Koinè. dialetto comune della lingua greca antica, scritto e parlato durante il periodo ellenistico (circa IV secolo a.C. - IV secolo d.C.). Quello che si parlava in sempre più parti della Palestina romana al tempo di Gesù.

[3] Luca 4, 16-30.

[4] Luca 16,19-31. 


La sintesi è che la proposta fatta dal Vangelo secondo Luca ai suoi destinatari non presuppone una accettazione della cultura imperiale come potrebbe sembrare a prima vista, ma invita ad adottare un atteggiamento resistente davanti ai valori dominanti di quella cultura.

Il terzo Vangelo non è solo un testo narrativo, ma un prodotto culturale: in quanto testo letterario il Vangelo secondo Luca è di per sé una rappresentazione dei valori e contesti nei quali è stato generato. Per cui, qualsiasi intenzione di svincolarlo dal proprio mondo, lo renderebbe incomprensibile per alcuni aspetti. Di conseguenza, per cogliere la teologia narrativa di Luca è importante osservare come ha realizzato il compito di confrontarsi con i presupposti culturali del suo mondo per mezzo del suo racconto.

 

E ora un po' di farina del nostro sacco:

Il denaro ci dà qualche informazione?

Anche noi stiamo imparando a ragionare e dopo aver sentito tanto acume provenire dal Prof. Santiago, proviamo a fare un nostro ragionamento: non esegetico, ma a seguito di lettura del testo!

Il denaro citato da Luca in alcune parti del terzo Vangelo è una fonte interna, che noi confrontiamo con le fonti esterne: denaro circolante al tempo di Gesù in Palestina, al tempo di Tiberio e prima e dopo.

Secondo la legge mosaica ogni giudeo, compreso nel censimento dei figli d'Israele, che avesse avuto più di vent'anni doveva pagare al tempio una tassa di mezzo siclo o due dramme ogni anno per sostenere le spese del tempio (Esodo 30:13-16[1]): equivaleva all'incirca al salario di due giorni di lavoro.



[1] 13 Chiunque verrà sottoposto al censimento, pagherà un mezzo siclo, computato secondo il siclo del santuario, il siclo di venti ghera. Questo mezzo siclo sarà un'offerta prelevata in onore del Signore. 14 Ogni persona sottoposta al censimento, dai venti anni in su, paghi l'offerta prelevata per il Signore. 15 Il ricco non darà di più e il povero non darà di meno di mezzo siclo, per soddisfare all'offerta prelevata per il Signore, a riscatto delle vostre vite. 16 Prenderai il denaro di questo riscatto ricevuto dagli Israeliti e lo impiegherai per il servizio della tenda del convegno. Esso sarà per gli Israeliti come un memoriale davanti al Signore per il riscatto delle vostre vite».


Sui due denari che il buon samaritano versa all’albergatore, notiamo che con il termine “denaro” si fa riferimento quasi certamente al “denario romano” che riportava da un lato (“dritto”, in numismatica) il volto/profilo di un imperatore; infatti, nel noto episodio raccontato anche da Luca e noto per la frase “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”, Gesù prima di dirla si fa consegnare “un denaro”. Dunque, il Signore sta certamente parlando di un “denario romano”, visto che nel dritto c’è l’effige di Cesare.

Anche nell’episodio del buon samaritano (v. 35) si parla di “due denari”, quindi presupponiamo con celata certezza che si tratti di due denari romani.

Se Luca nel racconto si fosse voluto rivolgere agli Ebrei come comunità destinataria del terzo Vangelo, avrebbe parlato probabilmente in termini di sicli (mezzo siclo era il tributo al tempio, unica moneta accettata dai Sacerdoti che quindi i cambia valute fornivano in cambio di dracme greche o denari romani).

Se Luca nel racconto avesse voluto rivolgersi ai Greci, avrebbe probabilmente parlato di Dracme (vedasi, ad es. la Dracma di Alessandro nella immagine più sotto riportata, fila in alto, quarta sulla destra).


Aggiungiamo sul discorso del rovesciamento dei potenti dai troni (Magnificat) che dopo il rovesciamento di Domiziano le persecuzioni dei cristiani incontrano una pausa: verranno perseguitati solamente i cristiani denunciati e non braccati indiscriminatamente da ricerche organizzate. Ciò fa sì che il tono del Magnificat esprima un malcelato entusiasmo per questa piccola ma grande vittoria.



Sopra: sette monete citate nei Vangeli:

  • Denario di Augusto (2 a. C.)
  • Siclo (126/5 - 65/6 d. C.)
  • Mezzo Siclo (102/1 a. C.)
  • Dracma di Alessandro (III secolo a. C.)
  • Quadrante di Augusto (datazione incerta)
  • Assarion di Erode il Grande (37 a. C.)
  • Pruta di Pilato (29 d. C.)
  • La riproduzione delle 7 monete è stata autorizzata dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, che custodisce gli esemplari originali.


Commenti

Post popolari in questo blog

Il Padre Nostro in aramaico, resiste dopo 2000 anni

CRITERI D’INTERPRETAZIONE E SENSI DELLA SCRITTURA