Metafora e Parabola - la Parabola
PARABOLA: è un racconto breve il cui scopo è spiegare un concetto difficile con uno più semplice o dare un insegnamento morale. Come anche il termine "parola", etimologicamente deriva dal latino parabola (confronto, similitudine), che a sua volta proveniva dal greco παραβολή (confronto, allegoria). Il sostantivo derivava dal verbo parabállein, che significava mettere di fianco, confrontare. Parabállein proviene, a sua volta, da pará (di fianco) e bállein (lanciare). Da bállein, infatti, deriva la parola balistica (Fonte: Wikipedia).
La parabola può essere intesa come un racconto fittizio, narrante cioè una vicenda verosimile (non che sia necessariamente accaduta ma che potrebbe verificarsi) e direzionale, cioè finalizzato ad un scopo, costruito strategicamente per sortire un certo effetto e provocare una reazione nell’interlocutore.
Poiché il genere parabolico è stato usato da Gesù nei suoi insegnamenti, fissiamo la nostra attenzione sulle parabole del Regno (greco: Basileia; Regno dei Cieli o Regno di Dio: ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν, ἡ βασιλεία τοῦ Θεοῦ).
Ci sono delle similitudini strutturali con la metafora. Vediamo: nelle parabole del Regno, il Soggetto (S) coincide con il Regno; il Predicato (P) corrisponde alla narrazione stessa; la Copula (C) coincide con diverse espressioni (es. «è simile a un tesoro nascosto in un campo»).
La struttura base delle parabole del Regno è dunque analoga alla metafora ed è la seguente:
Basileia (S) + Copula (C) + Narrazione (P)
Dunque, c'è differenza tra metafora e parabola?
Nella METAFORA la funzione della copula «è» non si limita a produrre una qualsiasi correlazione tra S e P (funzione relazionale della copula) ma implica «che questa relazione in qualche modo descrive nuovamente ciò che la cosa è».
Nell’espressione metaforica «Sansone è un toro» che abbiamo visto nella puntata precedente sulla metafora, la copula «è» non ha un valore reale (Sansone è un essere umano/semidio, non una bestia taurina). La copula allora non può essere intesa letteralmente.
Si, ma allora, c'è differenza? E qual è?
La METAFORA è la tensione semantica che si realizza tra S e P mentre nelle PARABOLE del Regno la tensione si realizza tra BASILEIA (S) e NARRAZIONE (P).
Tiriamo le somme per le parabole del Regno: il Regno (Basileia) in senso letterale «non è» ciò che viene narrato in P (cioè nella narrazione della parabola), tuttavia «è come» ciò che viene narrato.
E allora, perché Gesù ci parla del Regno in parabole? Perché il Regno di Dio (dei Cieli) da lui predicato è una verità che non ha sussistenza in sé stessa, ma per sua natura mira all'adesione dell'uditore. Quindi il Regno si rende presente solo «nella» parabola e solo «come» parabola. La tensione che si crea tra il Regno e la narrazione della parabola stessa, provoca una frantumazione del significato letterale del predicato. Tale frantumazione porta alla creazione di un racconto i cui elementi non assumono forma realistica: la narrazione prende infatti una piega completamente inaspettata.
Abbiamo detto che nelle parabole del Regno, questi occupa il posto del Soggetto - ciò che corrisponde a Sansone nella metafora che abbiamo visto. «Sansone è un toro»: non è Sansone ad essere posto nel contesto del toro, ma viceversa. Il toro appare in una nuova veste, descrivendo una o più qualità/dettagli del Soggetto (la forza di un toro è propria di Sansone, la muscolatura del toro è una caratteristica di Sansone). Il toro, in qualche modo, entra nel campo semantico di "Sansone", mentre non è vero il viceversa.
Applicando il principio alle parabole, vediamo come sia il predicato (la narrazione, il mondo, l'uomo) ad essere collocato nel contesto del Soggetto della parabola (il Regno, per le relative parabole). Dunque Gesù pone l'uomo, il mondo, nel contesto di Dio (e non viceversa, riducendo Dio ad una funzione dell'esistenza umana, come purtroppo sentiamo in qualche omelia). Quindi, così come il toro viene utilizzato per descrivere Sansone e non viceversa, così la narrazione della parabola descrive metaforicamente Dio o il contesto di Dio (e non viceversa). Ciò implica una nuova visione dell'uomo, del mondo. E scusate se è poco.

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