Un altro Gesù???
Il presente post sarà un pochino lungo e lo suddividerò via via che andremo avanti sul tema, in altri post battezzati col medesimo nome e #2, poi #3 e così via. In tal modo sarà più facile per chi fosse interessato alla lettura, digerirlo poco per volta oppure (seconda ipotesi), decida di scartare in toto l'argomento.
Eccoci quindi al tema: il libro "L'altro Gesù" di Claudio Lamparelli. Un libro del 1988 in cui l'autore, che spazia in alcune opere pubblicate dalla religione alle meditazioni trascendentali ed argomenti mistici, ci parla di "un altro Gesù", ovvero quello che viene fuori dalla sua personalissima esegesi evangelica.
Ora, io non ho nulla di personale contro l'illustre scrittore, ed essendo io molto meno dell'omerico Nessuno, non posso certo ne voglio adombrare la fama ne tanto meno le capacità letterali dell'autore, il quale in alcun modo si potrà risentire dei miei commenti alla sua mirabile opera. Così come povero conoscitore degli argomenti biblici, premetto che sono anche stato un poverissimo praticante di arti marziali per 40 anni, siano esse giapponesi che cinesi ed avendo praticato - non certo ai massimi livelli come il mio illustre scrittore dell'oggetto di argomento - meditazione Zazen sotto la guida di un monaco per qualche tempo, non pretendo certamente di possedere ne cognizioni ne le nozioni basilari per interferire in alcun modo con la stesura dei suoi testi.
Và da sé, in ogni caso, che chi scrive su un argomento che appartiene in prima battuta a poco meno di 2,5 miliardi di aderenti, si debba certo aspettare che 100, 10 o anche uno solo, magari, voglia provare a mettere qualche puntino sulle "i".
Orbene, cominciamo. Non entro in merito al possibile scopo con cui l'autore abbia voluto scrivere codesto libro (magari lo scoprirete acquistandolo e leggendolo), ne intendo affrontare ciascuna pagina del racconto (sarebbe troppo dispendioso) ma voglio divertirmi (sì, penso che sia la parola giusta) a fare un pochino di "critica testuale" di tale libro, sicuramente ispirato da nobili intenzioni (mai porre limiti!).
Secondo l'autore, sin dalle prime pagine, la figura di Gesù che emerge alla sua analisi è quella...ma andiamo per passi:
pag. 11 - a causa delle sue umili origini, Gesù non ebbe un'istruzione rabbinica
pag. 12 - che Gesù fosse un autodidatta è ammesso da Giovanni (Gv 7,15): "come mai costui, senza aver studiato, conosce le Scritture?"
Non affronto il tema Gesù-Verbo incarnato = Dio, perché altrimenti già qui dovrei chiudere il libro e uscire a fare una passeggiata (come? anche voi me lo suggerite?). Torniamo a noi: premesso che probabilmente (il dubbio è d'obbligo) Yeshua/Gesù non studiò alle scuole di Gerusalemme essendo lui a Nazaret di Galilea (e da lì, ai giorni nostri, a piedi, ci si impiegherebbero tra le 31 e le 34 ore di camminata per salire a Gerusalemme), non possiamo sapere se avesse o meno studiato presso qualche maestro Esseno o di altre sette giudaiche. Altri autori moderni di provenienza ebraica, giusto per completezza, ritengono invece che Gesù ricevette una preparazione farisaica (con buona pace del nostro Lamparelli). Questa supposizione sarebbe confortata dalla approfondita conoscenza delle Scritture e dall'eloquio di Gesù e ricordiamo che i tartassati farisei, erano i migliori conoscitori della legge e non tutti erano probabilmente così birbaccioni come le prime comunità cristiane sostennero nei Vangeli (sia canonici che apocrifi).
Tra l'altro, giusto per puntualizzare, nelle primissime pagine Lamparelli sostiene (correttamente a mio avviso) che dietro i quattro evangelisti ci siano diversi autori ma dove non ci troviamo d'accordo è che quando gli fa comodo (vedasi esempio di Giovanni qui sopra) lui prenda come oro colato quanto il singolo, specifico agiografo (cioè l'autore sacro) affermi, mentre in altri casi pone il dubbio su chissà quante rivisitazioni, chi l'avrebbe detto (Gesù o gli autori vari seguenti negli anni) etc. etc. Un po' come un altro mio "grande amico" autore, che da anni ed anni, irrinunciabilmente, fa sempre gli stessi esempi (ed in un caso uno solo e specifico) per affermare che "la Bibbia non è un libro sacro". Ma procediamo con la nostra analisi.
Torniamo ancora per un momento al Gesù autodidatta: sicuramente il buon Giuseppe avrà trasmesso un po' di tradizione orale a Yeshua, anche perché a quel tempo non si entrava in biblioteca per studiare i testi o si acquistavano in libreria: si leggevano infatti i rotoli (non comodi ne fotocopiabili), dunque è probabile che il giovane Gesù abbia ricevuto insegnamenti da qualche rabbino o comunque da qualche "maestro in Israele". Non dimentichiamo infatti che Gesù (non così tutti) sapeva leggere bene l'ebraico, lingua in cui la stragrande maggioranza delle Scritture era redatta: doveva avere quindi dimestichezza anche con la legge scritta e non solamente con la tradizione orale.
Un secondo argomento vede l'accenno quasi immediato (ricordo che siamo nella prima quindicina di pagine del libro) a Giacomo, "FRATELLO DI GESÙ": è sicuramente una mossa azzeccata. "Ho le mie buone carte", sembra dirci l'autore: "me ne gioco subito qualcuna!". E giù il carico.
Purtroppo qui pecca un pochettino, mi si consenta, di ingenuità, per due motivi:
1) i termini fratelli e sorelle, sia per i giudei che nel greco koinè (influenzato dalle dottrine orientali limitrofe) non indicava solo "quel" tipo di famigliarità stretta, ma potevano essere utilizzati anche per cugini, ovvero altri gradi di parentela;
2) in altra documentazione del Nuovo Testamento, in particolare alcune lettere paoline, si fa specifico riferimento a membri della comunità "cristiana" nascente, indicandoli come "fratelli e sorelle".
Dunque, ormai anche i banchi (di scuola) sanno della diatriba, così come si sa benissimo che si possa portare l'acqua al proprio mulino (fratelli carnali o no) dialogando con chi non abbia in mano tutti gli strumenti necessari. Vi invito pertanto a leggere uno studio approfondito su codesto argomento, rimandandovi (ne vale veramente la pena) all'ottima e completa analisi sull'argomento che ho trovato al seguente link:
http://gioiant.altervista.org/i-fratelli-di-gesu-analisi-storico-critica/
Per ora è tutto: buona digestione e alla prossima!

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